Clinica del Tappeto
Dal 1975
Nader Javaheri Restauratore Ritocatore D'arte
Restauro - Lavaggio - Tappeti, Arazzi, Kilim & Oggetti di opera d'arte.
Via s.Stefano in Pane 12/A Firenze  Via Case Biondi 50/D Maresca PT
Servizio ritiro e consegna a domicilio  
Tel. 335 5913737  
Email: nader.javaheri@gmail.com

Clinica Del Tappeto 
è un centro esclusivo di Lavaggio e Restauro Tappeti con una esperienza trentennale nel campo del lavaggio a mano dei tappeti Orientali e Nazionali, Kilim, Arazzi e Tappeti antichi, incluso il restauro a regola d'arte eseguito direttamente dagli esperti persiani, professionisti nell’ arte del restauro.


Restauro

Presso il nostro laboratorio di restauro i tappeti sono affidati a professionisti eredi di una lunga tradizione. Disponiamo di strumenti di precisione e di un assortito repertorio di filati e coloranti, materiali che arrivano direttamente dalla Persia. I nostri restauratori risolvono così con la massima precisione sia i problemi di manutenzione ordinaria, come la fermatura ad ago delle frange, che il consolidamento degli orli e delle cimose, ma anche problemi più complessi, come la sutura di tagli, la risarcitura di lesioni e l'integrazione di lacune. Nei casi più gravi realizziamo una nuova annodatura su disegno delle parti mancanti se compromesse dall'usura e dal tempo 



Lavaggio

Il lavaggio a mano un metodo antico per preservare le fibre e rispettare l'ambiente, rimuovendo con delicatezza la polvere e lo sporco che inevitabilmente finisce per depositarsi sui tappeti venendo assorbita dai filati. Per questo lavaggio utilizziamo il sapone naturale. Ai tappeti delicati e antichi riserviamo trattamenti particolari che restituiscono morbidezza ed elasticità alla lana con un bagno in soluzione di lanolina.Un'accurata asciugatura completa il procedimento di lavaggio, che puo' essere integrato da trattamenti antitarmici e anti-acari.


MANUTENZIONE  E CURA DEL TAPPETO
La condizione principale per una buona conservazione e per la custodia del tappeto è la pulizia: la sporcizia e la polvere, infatti, non solo ne diminuiscono lo splendore e a bellezza, ma apportano al tappeto danni ingenti. E evidente che i tappeti con sfondo chiaro e il vello piuttosto lungo, o maggiormente esposti al passaggio di persone o alla sporcizia, hanno bisogno di essere puliti più spesso.
Lo strumento migliore per pulire il tappeto e rimuovere la polvere è la scopa di saggina, il cui uso, difficile, pesante e molto lungo, andrebbe spiegato dettagliatamente.
Per pulire quotidianamente i tappeti fatti
 a mano da polvere e terra, non è consigliabile usare l’aspirapolvere ad alte velocità poiché l’uso di questo elettrodomestico fa sciogliere o allentare i nodi del corpo del tappeto.
L’impiego di aspirapolvere a media velocità non presenta, invece, particolari controindicazioni, a patto però che essi non siano dotati di spazzole circolari, i cui movimenti, specie quando la spazzola lavora a ritmo elevato, causano la rottura delle fibre di lana e l’allentamento dei nodi.
Si consiglia di pulire, a intervalli di qualche settimana, il rovescio del tappeto con l’aspirapolvere. Questa operazione permette di rimuovere la polvere, la terra, i frammenti 
di fibre e la sabbia penetrati sul retro del tappeto. Un’ultima importante raccomandazione. In Europa si usa spesso battere i tappeti all’aperto, come fossero lenzuola più di una volta alla settimana. In realtà, questa è un’abitudine sbagliata, perché battendo i tappeti se ne sciolgono progressivamente i nodi, soprattutto nella bordatura. La stessa operazione all’aperto, sui balconi, è già di per sé dannosa ai tappeti: il sole, infatti, agisce negativamente sui colori, mentre effetti ugualmente negativi vengono prodotti dalla pioggia.


Come smacchiare il tappeto

Se il tappeto si macchia di sostanze coloranti come sciroppi, bevande alcoliche, caffè o tè, urina o escrementi
 di animali, cera, grassi o altro, queste vanno immediatamente rimosse dalla superficie del tappeto, mentre le macchie si toglieranno successivamente con l’aiuto di sapone, detergenti o solventi speciali.
Sarà bene, prima di procedere alla smacchiatura, provare la resistenza dei colori del tappeto con opportuni esperimenti.
Da tenere presente che ogni macchia va via solo con determinati smacchiatori o solventi, dei quali ora menzioniamo i più importanti. Le tracce di succo di frutta, latte, caffè, tè, alcolici e cioccolata si dissolvono con acqua tiepida e sapone, oppure con detersivi neutri. Per togliere macchie di uovo e di sangue sono più 
adatte le miscele di sapone e sale, oppure i detersivi neutri e l’acqua tiepida. Le tracce di urina si tolgono con acqua calda e aceto, mentre useremo detersivi neutri e aceto bianco per sciogliere le macchie di olio, grasso e cera. Nel caso, ad esempio, che sia stato versato dell’olio sul tappeto, prima si deve togliere l’olio in eccedenza con un cucchiaio, poi si appoggia sulla parte macchiata una pezzuola bianca che riscalderemo per un po’ con il ferro caldo. Con questo sistema l’olio rimasto sul corpo del tappeto sarà assorbito dalla pezzuola.




RESTAURO DE TAPPETI
Se i vostri tappeti hanno bisogno di una revisione generale e di un buon restauro, sarà bene affidarli a istituti o a singole persone che abbiano maturato una certa esperienza in questo campo, specialmente se si tratta di tappeti di seta  antichi.
L’attrezzatura e gli strumenti di lavoro nel restauro e nella riparazione sono più o meno gli stessi utilizzati per la tessitura del tappeto; il coltellino da tessitura, le forbici e il pettine di ferro con l’aggiunta di ago e filo, il pungolo, qualche ditale, una piccola cornice di legno, cera, pinzette, matasse di lana, di cotone e di seta (secondo i tipi di tappeto), e anche una serie di pennarelli
 
Le frange
All’estremità di quasi tutti i tappeti troviamo le frange che sono costituite, per la precisione, dalla parte iniziale e finale degli orditi del tappeto.
La lora lunghezza varia, secondo la zona di produzione del tappeto, da 2—3 centimetri fino a 15 centimetri, essendo la lunghezza ideale di circa 4 centimetri. Le frange più lunghe di questa misura, per quanto belle e decorative possano essere, generalmente si ingarbugliano, intrappolano i tacchi alti delle scarpe o diventano il giocattolo dei gatti domestici.


Riparazione della cimosa (Gilim-bàft)
La cimosa, il GiIim-bàft, è la parte di tessuto che precede le frange e che, come le frange, protegge le estremità del tappeto, impedendo che un eventuale deterioramento possa raggiungere iI fitto intreccio di trame e orditi e possa velocemente aprire un varco alla completa disgregazione della struttura principale del tappeto.
Nel caso in cui gli orditi e le trame che si trovano nella parte della cimosa si siano logorati o siano completamente disgregati, è necessario ricostruire subito la parte disastrata con fili resistenti e con cuciture normali a “zig-zag”, onde prevenire lesioni maggiori.


Ricucire il bordo
Durante la tessitura, dopo ogni fila di nodi, le trame tra un’ ordito e l’altro vengono attorcigliate ai lati del tappeto, attorno agli ultimi flli di ordito che in questo modo restano strettamente collegati fra loro (shiràzo); poi si cuce un filo distinto (di lana o di seta, secondo il tipo di tappeto), lungo il tappeto, sugli orditi laterali, dall’inizio della tessitura fino all’ultima fila di nodi.
A questa tecnica si dà il nome di shiràze’duzi.
Lo shiràze ha la stessa funzione protettiva della cimosa ed è la parte più esposta al deterioramento e alla consumazione; questo è il motivo per cui nel corso dell’esistenza di un tappeto viene rinnovato più volte, senza peraltro diminuire il valore ed il pregio del manufatto.


L’arricciamento del bordo
Può succedere che i bordi laterali di alcuni tappeti molto fitti e aventi varie trame, come i Sàrugh, i Bijàr, i Kàshàn, gli Esfahàn, i Ghom e i Tabriz ecc., si arriccino.
L’inconveniente si osserva con minore frequenza nei tappeti dalla tessitura rada e ad una sola trama.
In genere il fenomeno è causato da un’eccessiva tensione delle trame attorno agli orditi delle estremità del tappeto, oppure da un’esagerata pressione del pettine sulle file di nodi; ma può essere dovuto anche alla qualità troppo ritorta del filato costituente la trama.
ll problema con un po’ di precisione e di pazienza, può essere risolto anche a casa: si scelgono delle fettucce di linoleum larghe circa 4 centimetri si cuciono a “zig-zag” sul rovescio del tappeto, in corrispondenza dei bordi arrotolati, con ago e filo appropriati.


Il restauro
Se la trama, l’ordito e il vello del tappeto si sono deteriorati per effetto delle tarme, della cenere di sigaretta o di un prolungato sfregamento, i conseguenti buchi e strappi si possono restaurare e si può far riacquistare al tappeto l’aspetto iniziale: ma è un lavoro che compete esclusivamente ai restauratori specializzati.
Ricordate che il tappeto va lavato prima di essere riparato. Ciò è necessario innanzitutto perché i colori delle fibre e del vello del tappeto e la dimensione reale del danno si distinguona meglio se iI tappeto è pulito, e in secondo luogo per motivi d’igiene e per il rispetto dovuto al restauratore.
Prima del restauro viene rimosso dale trame e dagli orditi ciò che rimane dei nodi danneggiati, per mezzo di un ago e di un pungolo. In seguito, e nel caso che la parte danneggiata sia grande, essa viene fissata all’interno della cornice di legno che svolge in questo caso le funzioni del telaio, poi vengono tesi o ricostruiti le trame e gli orditi di quest’area e infine si dà inizio all’annodatura del nuovo vello, ricopiando i disegni delle parti speculari del tappeto. Durante il restauro il tappeto viene riparato con lo stesso nodo con il quale era stato originariamente annodato (senneh o ghiordes). Vanno rispettate anche altre caratteristiche della tessitura originale: per esempio, il numero delle trame. Terminata l’annodatura, si tagliano i peli del vello con forbici dalle punte ricurve, alla stessa altezza di quello originale, poi si stira il retro del tappeto con il ferro caldo per far assestare perfettamente i nodi. Se la parte danneggiata è piccola, è possibile restaurarla ispirandosi direttamente al disegno delle parti speculari del tappeto, ma se è grande si deve procedere all’annodatura dopo aver costruito un modello in carta del disegno. Le fibre utilizzate, come è ovvio, devono essere uguali per colore e materiale a quello del tappeto. Le parti scolorite si possono tingere con matite dai colori permanenti (pennarelli): ma si tratta senza dubbio di una soluzione temporanea poiché, dopo un po’ di tempo, altre fibre si deterioreranno e scoloriranno, rendendo particolarmente evidenti quelle colorate con i pennarelli.

Grinze e pieghe del tappeto
In alcuni tappeti, le trame e gli orditi di lana a lungo andare si allentano, con conseguente raggrinzimento di alcune parti del tessuto.
Non di rado ciò è dovuto alla torsione non uniforme della lana. Purtroppo per questo tipo di danno non esiste un rimedio definitivo. Si consiglia solo, al primo manifestarsi del fenomeno, di sistemare il tappeto in un luogo dove non sia troppo esposto al passaggio delle persone. Se la parte raggrinzita si trova al centro del tappeto, si può tentare di tendere - con l’aiuto di morse e di particolari telai — le trame e gli orditi fino alla misura desiderata.
Nel caso in cui l’arricciatura e la pieghettatura siano di vaste proporzioni, si può procedere alla loro sostituzione con la tessitura di una nuova porzione di tappeto. 



IL LAVAGGIO DEL TAPPETI
Quando le fibre del vello del tappeto sono attaccate l’una con l’altra, oppure se il tappeto ha perso l’originale morbidezza ed è diventato ruvido o mostra una condizione generale di sporcizia, lo si deve lavare.
E buona norma lavare il tappeto ogni due o tre anni, a seconda del luogo dove viene tenuto e secondo quanto è stato calpestato.
Se scuotendo un angolo del tappeto, fuoriescono piccole quantità di polvere e alcuni pezzettini di lana, si può supporre che è il momento di lavarlo.
Si può anche lavare il tappeto in casa. Raccomandiamo soltanto Ia massima prudenza e rispettando scrupolosamente tutte le regole e gli accorgimenti che l‘operazione richiede, Non vanno assolutamente mai lavati in casa i tappeti di seta, i tappeti antichi o quei pezzi i cui colori non siano resistenti. Questi devono necessariamente essere affidati alle cure d’istituti specializzati nel settore. Prima di effettuare ogni lavaggio si deve provare la resistenza del colore con il sistema già menzionato in precedenza: strofinando, cioè, una pezzuola bianca umida sulle parti più colorate del tappeto, e verificando che su di essa non rimangano tracce di colore: in caso contrario durante il lavaggio i colori si mescolerebbero l’un l’altro e sarebbe del tutto sconsigliabile tentare di lavarli in casa. Nel lavaggio casalingo, oltre all’esperienza, rivestono la massima importanza la prudenza e la delicatezza dei modi. L’attrezzatura e le sostanze impiegate nel lavaggio casalingo sono molto semplici ed essenziali: il battipanni, generalmente di canna, un secchio, un catino, una spazzola di pelo di cavallo alto preferibilmente 3 centimetri, e infine del sapone o uno shampoo speciale.
Se desiderate lavare in casa il tappeto procedete dunque in questo modo: mescolate una tazza di shampoo con dieci parti d’acqua tiepida, e unite al composto così ottenuto due cucchiai d’aceto naturale bianco. La presenza dell’aceto previene il dissolvimento dei colori. Preparati gli strumenti di lavoro e la miscela di shampoo, stendete il tappeto su una superficie liscia, come il pavimento del terrazzo, o in cortile. Intingete la spazzola nella soluzione di shampoo, strofinatela sul vello del tappeto partendo da un angolo e lavate in questo modo tutto il tappeto.
Non immergete mai tutto il tappeto nella soluzione detergente perché le trame e gli orditi non sono esposti alla sporcizia nella stessa misura del vello, perciò necessitano di un lavaggio meno energico. Completato il lavaggio, raccogliete con la spazzola la soluzione di shampoo eccedente sulla superficie del tappeto, e sciacquate poi con acqua tiepida riportando il vello nella sua posizione naturale. Infine, stendete il tappeto con molta cautela al sole, su una superficie asciutta, liscia e solida.
E’ preferibile stendere il tappeto su speciali spalliere in posizione pendente, e che il rovescio del tappeto sia esposto all’aria: si asciugherà più in fretta e uniformemente.
Non esponete mai il tappeto bagnato ai raggi diretti e troppo caldi del sole se non volete veder cambiare i suoi colori.
Non appendete mai il tappeto per farlo asciugare e non stendetelo su un prato.
Ricordatevi di non stendere il tappeto - né per farlo asciugare, né in altre occasioni — di fronte al caminetto o a fianco della stufa, vicino ai radiatori o su superfici sotto alle quali scorrano tubi d’acqua calda, poiché il calore intenso e continuo fa si che l’olio naturale contenuto nelle fibre della lana si secchi, e che, conseguentemente, il tappeto perda la sua lucentezza e le sue fibre si spezzino; senza contare che le scintille provenienti dal camino potrebbero bruciarlo.
Quando ambedue i lati del tappeto sono asciutti e la superficie ha riacquistato la sua naturale consistenza morbida e docile al tatto, riportatelo nel suo luogo abituale. Se è ancora un po’ umido non piegatelo e non stendetelo nel suo posto fisso perché dopo un po’ di tempo le sue fibre marcirebbero con conseguente rapida disgregazione di tutto il tappeto. Abbiamo detto che prima di lavare il tappeto esso va pulito con cura da tutta la polvere, la terra, le fibre spezzate e la peluria accumulata.
Per assolvere a questo compito le lavanderie specializzate usano i battipanni meccanici, mentre a casa si potranno usare i più comuni battipanni di canna di bambù.
Nel caso che laviate un tappeto precedentemente non battuto, la polvere e la terra penetrati al suo interno si trasformeranno, a contatto con l’acqua, in fango e poltiglia, rendendo difficoltoso il lavaggio.
Non usate mai lavatrici iI cui meccanismo sia stato regolato esclusivamente per il lavaggio di stoffe o tessuti fatti a macchina, per lavare tappetini o piccoli poggia piedi fatti a mano; infatti iI calore dell’acqua della lavatrice, le oscillazioni della macchina e la composizione chimica dei detersivi usati nelle lavatrici non sono adatti alle fibre e alla struttura dei nodi del tappeto. Altrettanto sconsigliabile é affidare i tappeti annodati a mano alle lavanderie a secco.


La tarma
La tarma è una delle peggiori calamità, causa per il tappeto di danni talvolta molto gravi.
Un gran numero dei preziosi tappeti tessuti in passato sono stati colpiti e distrutti da questo flagello e oggi di essi rimangono solo il nome e il ricordo.
Nonostante tutti i pericoli che questo insetto invisibile comporta per il tappeto, lottare contro di esso è possibile e relativamente facile; ma prima di elencare i sistemi più efficaci per combatterlo vogliamo accennare alla sua biologia. La tarma è una farfallina dal nome scientifico di Tinea pellionella, è di colore giallo e la sua lunghezza varia tra i 9 e i 12 millimetri.
Le femmine, durante le due o tre settimane di vita, depongono circa cento uova fra le lacerazioni del tappeto o di altri tessuti di lana. A loro volta le uova si trasformano in larve: queste, scavano lunghe gallerie all’interno delle fibre del tappeto e sono le principali artefici del danno.
il nostro più importante consiglio per prevenire la corrosione operata dalle tarme sui tappeti, è quello di lasciare aperte quotidianamente per un po’ di tempo porte e finestre di stanze e saloni, per dare un po’ d’aria ai nostri delicati tessuti annodati.
In Iran, come pure in altre parti del mondo, è consuetudine, in previsione di viaggi lunghi, o d’estate, arrotolare e piegare i tappeti dopo aver messo al loro interno alcune palline di naftalina o di canfora: i vapori sprigionati da queste sostanze creano un ambiente inadatto a questi insetti.
Un altro sistema piuttosto comune per combattere la tarma, consiste nello spruzzare degli anti-tarme, che si trovano in commercio, in varie parti del tappeto, sopra e sotto.


Il tappeto e gli animali domestici
Gli animali domestici che vivono in casa, e specialmente quelli molto irrequieti possono essere fonte di danni anche molto gravi per i tappeti.
Gliacidi, la sporcizia e il colorante esistenti nell’urina e negli escrementi mutano infatti notevolmente la tinta del tappeto e ne rovinano le fibre. Alcuni cani urinano sulle gambe dei tavoli e dei mobili sistemanti sopra il tappeto; se cìò si ripete con frequenza, provoca un veloce deterioramento di certe parti del manufatto. I gatti non sono da meno: affilando gli artigli strappano i fili del tappeto e ne rovinano le frange giocando continuamente con esse. Chi ha in casa animali domestici dovrebbe controllare spesso i tappeti e, alle prime tracce di danno, farli pulire secondo i procedimenti consigliati e di ripararli subito in caso di strappi o abrasioni.


Dieci regole fondamentali
II tappeto lavorato a mano è un bene di valore che, se ben conservato e se trattato con le dovute attenzioni, rimane per molti anni, sempre integro, luminoso e bello.
L’utilizzazione appropriata del tappeto, é uno dei principali accorgimenti da usare per la sua conservazione: è ovvio, ad esempio, che se si stende un tappeto delicato, costoso e dallo sfondo chiaro in un luogo continuo andirivieni, accanto al caminetto o in cucina, in breve tempo sarà logoro, bucato e sporco.
Proponiamo un decalogo di raccomandazioni utili per una buona conservazione dei tappeti.


1.Il tappeto deve essere tenuto il più possibile lontano dalla luce violenta e ininterrotta del sole, va protetto con tende spesse o con persiane che ostacolino l’azione dei raggi solari diretti.


2.E’ bene astenersi dal collocare sul tappeto vasi con piante o fiori con il foro per il drenaggio, o con altri oggetti umidi; nel caso che il tappeto si bagni, bisogna immediatamente rimuovere le tracce di qualsiasi umidità e sporcizia da ambedue i lati.


3.Ogni tanto il tappeto deve essere girato e le sue parti più calpestate vanno poste in altre zone della stanza, in modo che il livello del pelo si uniformi naturalmente con l’esposizione allo sfregamento.


4.I tappeti non devono essere stesi sotto alle porte. Se lo spazio non è sufficiente, la rotazione della porta ne causerà lo stropicciamento e il logoramento.

5.Se i tappeti sono stesi su superfici sdrucciolevoli — come linoleum, parquet e pavimenti di marmo — e specialmente nel caso di tappeti a una sola trama o di seta, essi scivoleranno con facilità sotto i piedi e si sposteranno da una parte all’altra della stanza. Onde evitare quest’inconveniente sarà bene sistemare sotto al tappeto delle fodere, o le particolari reti di poliestere attualmente in commercio, di dimensioni ridotte rispetto alle misure del tappeto.
6.Le corsie poste sulle scale devono essere fissate ai gradini per mezzo di speciali barrette di metallo, per evitare che al nostro passaggio si possano muovere. Sarà bene spostarle periodicamente più su o pìù gìù di qualche centimetro in modo che le parti situate sullo spigolo dei gradini, e quindi sottoposte a una maggiore usura, non siano sempre le stesse e che lo spessore della corsia a poco a poco si uniformi. Ricordando anche che l’attrito continuo e uniforme operato su una zona del tappeto, per esempio dalle gambe di una sedia, fa si che quella parte del tappeto si consumi velocemente a che si laceri. In questi casi è opportuno sistemare nelle zone più esposte al logoramento un pezzo di linoleum o qualcosa facente le stesse funzioni.
1.Se il tappeto si trova su pavimenti di pietra a di mosaico, gli interstizi tra le tessere o tra le mattonelle non devono essere sporgenti né acuminati, altrimenti il tappeto si può lacerare e bucare per effetto della corrosione continua da essi esercitata.
2.Neanche le gambe pesanti dei mobili, delle sedie, dei tavoli, dei letti o altro devono esercitare una pressione costante sul tappeto, e il vello non deve rimanere compresso per lungo tempo. Anche in questi casi sotto alle gambe dei corpi pìù pesanti si può mettere un pezzetto di cartone, di linoleumo legno.
3.Non lasciate mai a lungo la stessa parte del tappeto sotto il letto, o sotto mobili e divani nascosti dalla sguardo: il buio, la mancanza d’aria e l’impossibilità di pulirla facilmente, sono le condizioni più propizie per la formazione di tarmature e di lacerazioni.
4.Ultima regola, ma non la meno importante, è quella di conservare sempre pulito e lindo il vostro tappeto se volete che si mantenga resistente e bello nel tempo; non lo sbattete mai nel tentativo di liberarlo da polvere e terra: abbiamo visto che così facendo i nodi, specie in prossimità delle frange e dei bordi, si possono sciogliere, o anche staccare dall’intreccio di trame e orditi, se l’abitudine dovesse perdurare nel tempo.




GLOSSARIO TECNICO
Sono riportati i termini che riguardano la struttura dei tappeti (costruzione, forma, dimensioni, destinazione, uso, etc.).
Non si trovano qui invece tutti quei termini che attengono alla parte estetico-decorativa del tappeto e alle varie provenienze (zone di manifattura, tipologia dei disegni etc.).
 


ABRASH
Indica sia una screziatura come pure una variazione di colore o di saturazione di colore, che si ritrova nel vello del tappeto.
Cause. Il diverso assorbimento del colorante in uno stesso bagno da parte del filato dovuto soprattutto al diametro non omogeneo del medesimo causa una screziatura di colore. L’impiego di lana proveniente da bagni diversi di una stessa tintura porta a variazione di tonalità anche rilevanti nel disegno dei motivi decorativi e/o nel fondo. Una parte del vello annodata con filato tinto male può schiarire nel tempo alla luce più del resto.
La presenta di abrash in un tappeto non ne modifica sostanzialmente il valore. È questa la valutazione prevalente al giorno d’oggi. Addirittura in certe provenienze tribali ne aumenta il fascino e ne avvalora la genuinità. Questa tendenza moderna ha purtroppo indotto alcuni produttori ad introdurre nei tappeti abrash intenzionali e programmati, atti ad esaltarne la rusticità. Un occhio allenato riconosce in genere questo tipo di inganno.
AIATLIK
Parola turca che definisce i tappeti per la preghiera.
AINA-KAP
Contenitore, caratteristico della produzione turkmena, in tessuto annodato, per lo specchio. Ha forma particolare. Aina è lo specchio.
ALLUME
Solfato doppio di potassio e alluminio, usato come mordente (vedi) per la lana da tingere.
ANILINA
Ammina aromatica la cui molecola è la base per la sintesi di una serie di coloranti sintetici, i primi sviluppati verso la metà dell’ottocento (1856). Fra i più noti: la fucsina e la mauveina: In oriente furono molto volentieri usati per la tintura delle lane da tappeto a causa della loro economicità e facilità di impiego. La tintura con questi coloranti mostrò ben presto limiti enormi di stabilità alla luce e al lavaggio. Le autorità dei paesi produttori di tappeti ne vietarono l’impiego, ma il provvedimento non ha avuto l’effetto atteso. I coloranti all’anilina sono caduti in disuso soprattutto per l’avvento di una nuova tipologia di coloranti migliori, elaborati all’inizio del XX secolo. Restano oggi in circolazione tappeti prodotti fra la fine del XIX ed il primo quarto del XX secolo con coloranti all’anilina.

ANNODATURA
Operazione con la quale si costruisce il vello del tappeto, assicurando, con vari sistemi (vedi: nodo), il filato che formerà il vello ai fili dell’ordito.

 
 ARMATURA
L’insieme delle catene di ordito e delle trame, intrecciate alle catene, costituisce l’armatura del tappeto. Può essere più o meno pesante a seconda del diametro delle catene e delle trame. Ordito grosso e grosse trame fanno sì che tutto il peso del tappeto sia costituito dall’armatura e solo in piccola parte dal vello. Ordito e trame troppo sottili fanno sì che il tappeto sia tutto o quasi costituito dal vello e quindi poco resistente. L’equilibrio fra armatura e vello è requisito fondamentale.
ARMENIBAFF (anche: Armenibaft)
Trattasi di una tipologia di tappeti prodotti in Iran nel distretto del Chahar Mahal da tessitrici di origine armena; il termine designa un prodotto di alto livello fra la produzione generalmente nota come Bakhtiari.
ASMALYK
Tipo di sacca turkmena, a forma di pentagono irregolare (un rettangolo sormontato da un triangolo isoscele), da appendere ai fianchi del cammello. Dal turco asmak = appendere.
AT-CHEKI
Finimenti da sottopancia, per cammelli e cavalli; sono a tessitura piatta oppure anche annodati. Termine turco.
AT-DJOLI
Termine turco, designante la coperta per il cavallo. Può essere a tessitura piatta oppure annodato, ma sempre di fattura molto fine. La forma è un rettangolo (o quasi un trapezio), da cui partono due bracci, che servono per fermare la coperta attorno al petto dell’animale.
BACK
Nelle espressioni in lingua anglosassone Open Back e Closed Back. Vedi: Lul Baft.
BAFF (anche: Baft)
Viene dal verbo baften, annodare, in farsi (Iran). È impiegato come suffisso ad un nome (es.Armenibaff, Bibibaff, Sennehbaff) per indicare un tipo di provenienza o di analogia del tappeto.
BALESHT (anche: Balisht)
Vocabolo di origine turca per indicare piccole sacche rettangolari, a tessitura piana o annodate, aperte su un lato corto, per il trasporto di beni diversi e come cuscino. Usato per manufatti baluchi e afgani.
BATTITURA
Operazione di compattazione della trama passata sulle file di nodi, eseguita con un speciale pettine pesante, in legno o in metallo.
BIBIBAFF
È il nome generico commerciale che si dà ai tappeti cosiddetti Bakhtiari più fini. Letteralmente: tappeto annodato per la signora (o dalla signora, bibi in farsi).
BOGHCHEH
Piccolo contenitore quadrato, che ha la forma di una busta da lettere con un lembo apribile. Realizzato a tessitura piana o a pelo, è proprio delle popolazioni nomadi (in genere turkmene) per contenere piccoli beni personali.
BORDO
Termine che attiene al disegno del tappeto; indica la fascia, variamente decorata, che segue il perimetro del tappeto; può essere su tutti i lati o solo su i due più corti o mancare addirittura.
BOU
Termine turkmeno poco usato (si usa in genere yolami) che indica delle strisce in tessuto piano oppure annodato di lunghezza variabile secondo la funzione (rinforzo per la struttura della yurta, per assicurare il carico su animali da soma etc.). Il termine persiano corrispondente è malband.
CAMPO
La parte del tappeto compresa entro il bordo, se questo esiste.
CANTONALI
Trattasi delle zone negli angoli del campo, che possono avere un decoro loro proprio.
CARDATURA
Trattamento che si fa alla lana per predisporla alla filatura, allineando le fibre in una stessa direzione, con appositi pettini.
CARTONE
Il disegno del motivo base di decoro del tappeto realizzato su carta quadrettata dove ad ogni quadretto corrisponde un nodo. Viene designato anche con i termini gaddy oppure talim.
CATENA
Vedi: Ordito
CHANTEH
Parola di lingua turca che designa una piccola sacca (a pelo o in tessuto piano) da portarsi a spalla con una tracolla.
CHEMCHE TORBA
Sacca (a pelo o in tessuto piano) per contenere arnesi da cucina; chemche è il cucchiaio.
CHERMES
Con questo nome si designano vari tipi di parassiti (cocciniglie) delle piante, che essiccati opportunamente servono come colorante (rosso brillante). Dalla parola originale Kirmiz sono derivate: in italiano cremisi, in anglosassone crimson. Un liquore rosso è conosciuto come Alchermes.
CHIGH
È una stuoia realizzata con giunchi, cannucce o ramoscelli legati con filato di lana intrecciata, decorata di vari motivi geometrici come una tessitura piana. Ha molteplici usi negli accampamenti nomadici (Asia centrale in genere).
CICIM
Termine turco che indica delle tessiture piane ornate con la tecnica a trame aggiunte; il disegno (geometrico) risulta come in rilievo. È la stessa parola che si trova scritta anche jijim (è comune in tutta l’area orientale, ma la pronuncia suona spesso in modo diverso); ma in genere con jijim (vedi) si intende un altro tipo di tessitura piana.
CIMOSA
Finitura laterale del tappeto, che serve a bloccare l’annodatura, realizzata bloccando catene laterali e trame. Esistono ovviamente quattro cimose, tante quanti sono i lati del tappeto. Le cimose terminali (lati brevi) sono realizzate sempre in tessitura piana (kilim); possono essere di lunghezza ridottissima (praticamente inesistenti) oppure di diversi centimetri e possono essere anche variamente decorate; dopo queste cimose terminali cominciano le frange (ma alcune provenienze, Hamadan ad esempio, possono portare la frangia solo da una parte, mentre l’altra termina con la sola cimosa).
Le cimose cosiddette laterali (lati lunghi) sono costituite in maniera che varia secondo la manifattura. Possono essere in tessitura piana come le cimose terminali (tappeti turchi) oppure realizzate avvolgendo due o più coppie di catene in modo vario, con le trame stesse del tappeto e/o con un filato supplementare di lana non facente parte dell’armatura del tappeto.
COCCINIGLIA
Parassita delle piante che si incista formando un guscio. Questo guscio essiccato e ridotto in polvere è un buon colorante rosso. Esistono vari tipi: coccus cacti, coccus ilicis, coccus laccae. Il chermes in senso stretto è il coccus ilicis (della quercia).
CORK (anche: Kork)
È un particolare tipo di lana di grande pregio per finezza e morbidezza. Il termine è spiegato variamente: lana dalle spalle di agnelli giovani tosati a primavera, oppure lana proveniente dal collo di pecore tosate in primavera, oppure ancora dalla pancia, oppure ancora ottenuta non per tosatura ma per pettinatura. La spiegazione è funzione della fantasia del venditore. La sostanza è che si tratta comunque di un filato di qualità e morbidezza particolare.
CROMO
È un elemento chimico. Un suo composto, il bicromato di potassio, è il mordente richiesto da una tipologia di coloranti sintetici, che vengono detti per questo coloranti al cromo. Non presentano gli inconvenienti dei coloranti all’anilina e sono ormai utilizzati da tutte le manifatture per la tintura della lana da tappeti. In verità sono stati “scoperti” agli inizi del XX secolo, ma sono entrati nell’uso in Oriente soltanto dopo la prima guerra mondiale.
DARAK BASH
Termine turco per designare il contenitore, realizzato a tessitura piana o a pelo, del pettine che serve per battere le trame.
DARRI (anche: Durrie o Dhurrie etc)
È il nome che in India si dà a tessiture piane (in altre aree si parla di kilim). In genere è in cotone, ma può essere in lana o altre fibre.
DASTERKHAN
È una tessitura piana, tipica dell’Afganistan, in genere stretta e lunga, che serve per appoggiare il cibo per il pranzo. A volte è ricamata, sempre con decori geometrici.
DAVAGHIN
Tessitura piana tipica del Daghestan, realizzata con la tecnica del kilim a fessure e decorata con un decoro estremamente tipico, che prevede l’uso di pochissimi colori (per lo più due soltanto, rosso e blu).
DCHULCHIR (anche: Djulchir).
È il nome che si dà ai tappeti uzbechi realizzati a pelo assai lungo, spesso costituiti da due o più strisce giuntate insieme. Portano disegni geometrici estremamente semplici. Il significato letterale è: pelle d’orso. Servono in genere come letto.
DEPRESSIONE
Le catene di ordito (vedi) del tappeto possono essere tutte sullo stesso piano, oppure possono essere mantenute alternatamente su due piani diversi, tramite una trama passante molto tesa e spessa. In questo caso si parla di depressione delle catene di ordito. Può essere lieve oppure notevole, tale da fare risultare metà dell’ordito quasi sopra all’altra.
DIAH DIZLUK
Piccole tessiture turkmene, in genere a pelo, a forma di pentagono irregolare, ornate di nappine variopinte; servono per adornare (coprire) le ginocchia dei cammelli per le cerimonie.
DOZAR
In iraniano indica un formato di tappeto dalla lunghezza di due zar (anche saer; unità che è circa un metro); quindi dalle dimensioni di circa due metri in lunghezza per una larghezza fra il metro ed il metro e quaranta.
DUGHI
È (o meglio era) una tonalità di rosa ottenuta in Iran, diluendo con siero di latte (dugh) il bagno colorante di robbia.
ENGSI (anche: Ensi)
Tappeto tipico dei turkmeni fatto per essere appeso a chiusura della porta della yurta.
Ha in genere una decorazione particolare che, semplificando la descrizione, è una specie di ripartizione del campo in quattro settori, ottenuta con un motivo cruciforme. In Iran il termine usato per tali manufatti è hadtchlu (vuol dire croce in armeno); in Afghanistan è pardeh (cortina).
EYERLIK
In Turchia è il coprisella, realizzato a tessitura piana o a pelo.
FARSH
Termine generale persiano per dire tappeto.
FARSIBAFT (anche: Farsibaff)
Vuol dire: nodo persiano. Termine oggi non più usato, come il suo analogo “nodo senneh”. Oggi si preferisce usare: nodo asimmetrico. È uno dei due principali modi di annodare: il filato di lana avvolge ad anello un solo ordito e passa sotto all’altro adiacente, uscendone a lato (nodo aperto). Visto che sono interessati due orditi adiacenti, uno chiuso (completamente avvolto) e l’altro no, il nodo può essere aperto a destra o a sinistra.
FESSURE
Usato nelle espressioni: tecnica a fessure, kilim a fessure, etc. Nella realizzazione di un kilim (tessitura piatta o tessitura piana che dir si voglia) si intrecciano semplicemente le trame con gli orditi (la trama passa alternatamente sotto e sopra ad un ordito e poi torna indietro in modo inverso). Le trame possono essere strutturali o passate solo per creare il disegno. Nei kilim a fessure (detti anche a stacchi) le trame strutturali creano anche il disegno, tornando indietro quando il disegno finisce. Così dove cambia il colore due orditi adiacenti non risultano vincolati e si crea una fessura alta quanto è alto il disegno di quel colore.
FILATURA
L’operazione di torcitura delle fibre per ottenere un filamento continuo. La torsione, e quindi la filatura, può essere fatta a mano o a macchina.
FRANGIA
Le estremità libere dei fili di ordito (non coperte quindi né da nodi né dalle cimose terminali) vanno a formare due frange. Possono essere sciolte, oppure intrecciate in vari modi, ma sono comunque sempre fermate. Non sempre le frange sono due; alcune manifatture fanno terminare una parte del tappeto con una cimosa e l’altra con la frangia.
GABBEH
Tipologia di tappeti dal pelo lungo, molto morbidi, utilizzati come letto o coperta. La morbidezza è ottenuta utilizzando solo lana, annodando con annodatura non fitta ed usando numerose trame (da tre fino a dodici) fra due file di nodi.
Se il pelo è presente sulle due facce del gabbeh si parla di gabbeh patueh.
La decorazione dei gabbeh è in genere poco complessa e con colori vivaci. Esistono comunque esemplari annodati solo con lane non tinte e quindi con colori avorio e bruno fino al nero, che vengono detti Shouli (da Shoul Sanger, villaggio del Fars iraniano).
GADDY
Vedi: Cartone
GEHAZI
Vedi: Kiz
GHAJARI
Tipologia di tessitura piana prodotta dalle popolazioni uzbecke e turkmene. Molto spesso sono eseguiti cucendo insieme strette strisce di manufatto, fino a raggiungere le dimensioni desiderate.
GALICEH
Parola persiana per designare un dozar (vedi) molto fine.
GERMECH
Piccolo tappeto rettangolare, usato per chiudere in basso l’ingresso della tenda nomade ed evitare l’entrata di sabbia, rametti, erba, polvere, etc.
GHALI (anche: Kali, Qali, Khali, Hali)
Termine iraniano per designare dei tappeti nei quali il rapporto lunghezza : larghezza è all’incirca 1,5:1.
Si parla di Ghali solo a partire da tappeti di cm.300x cm.200.
GHIORDES
Usato nell’espressione nodo ghiordes. Vedi: turkbaft.
GHIREH (anche: Ghereh)
Unità di misura persiana equivalente a circa cm.7: Detto anche punzeh. Si usano in Azerbaigian, per riferire circa la finezza dell’annodatura, le espressioni 40, 50, 60, 70 etc. Radj. Si intende il numero di orditi presenti in un ghireh di larghezza.
HADTCHLU
Vedi: Engsi
HAFT RANGH
Significa: sette colori. Con questa parola si designano tappeti fini che hanno orditi in seta a gruppi policromi. Ovviamente le frange sono policrome.
HEYBE
Vedi: Khorjin
INDACO Sostanza che colora di blu estratta da due tipi di piante: Indigofera Tinctoria e Isatis Tinctoria. Oggi lo si prepara per sintesi.
ITSELIK
Contenitore, realizzato a tessitura piatta o a pelo, di forma allungata (spesso conica) per contenere i fusi da lana.
JA-KORANI
Contenitore a pelo o in armatura piatta, per il Corano. È in genere un manufatto assai fine.
JA-NAMAZ
In lingua persiana: tappeto da preghiera.
JA-TOFANGI
Contenitore, a pelo o in tessitura piana, per i fucili. È voce iraniana.
JIJIM
In area persiana con questa voce si indicano tessiture piane con disegno a righe sottili, con decoro minuto realizzato con la tecnica delle trame aggiunte oppure a semplice kilim, molto lunghe e assai strette (dai 20 ai 30 cm). Queste strisce vengono poi cucite fra di loro fino ad avere un telo della misura desiderata. L’uso è vario.
JOL-E-ASB
Termine iraniano corrispondente al turkmeno At-djoli (vedi).
JOLLAR (anche: Jallar)
Sacca rettangolare, poco alta e molto larga (circa 40x110 cm), provvista di notevoli frange, realizzata in Afganistan. A pelo oppure ad armatura piatta.
JOLLAR PAIDAR
Letteralmente: jollar con i piedi. È la denominazione che in Afganistan danno al Kapunuk turkmeno (vedi). È un ornamento di forma rettangolare con due strisce pendenti alle estremità (in pratica una larga U rovesciata) che viene posto sopra la porta della yurta (vedi). È in genere realizzato a pelo.
JOVAL (anche: Juval, Chuval, Chouval)
Contenitore (sacca) abbastanza grande, di forma rettangolare, realizzato a pelo o a tessitura piana. È tipico delle popolazioni turkmene, ma anche persiane.
JUFTI (anche: Jofti, Joft o Juft ilmeh)
Tipologia di nodo che, invece di interessare due orditi adiacenti, ne avvolge quattro oppure tre. Viene considerato in genere una tecnica fraudolenta (meno nodi, meno lana, minore robustezza). Ma esistono manifatture per le quali il jufti è tipico.
KALLEGHI (anche: Kelley, Kheley, Kelleghi)
Denominazione che viene data a tappeti di forma allungata, nei quali il rapporto larghezza:lunghezza è di circa 1:2,5.
KAPUNUK
Vedi: Jollar Paidar.
KENAREH
Voce persiana per indicare tappeti lunghi e stretti, quelli che in occidente si dicono passatoie o gallerie. La larghezza non eccede mai comunque i 120 cm.
KHALYK (anche: Kalyk, Chalyk)
Manufatto, a pelo od in tessuto piano, di forma trapezoidale, che viene utilizzato dalle popolazioni turkmene per addobbare il petto del cammello, nelle cerimonie nuziali.
KHERSAK
Termine con cui si indicano tappeti Bakhtiari con caratteristiche come quelle dei Gabbeh del Fars.
KHEYB
È un tipo di juval, in genere realizzato a tessitura piatta ma a volte anche a pelo, rifinito con strisce in pelle ai bordi.
KHORJIN (anche: Khordjin, Kurjin, Hurjin, etc.)
È una sacca doppia da sella o da spalla. Le dimensioni sono ridotte: da 40 cm x 40 cm fino a 100 cm x 100 cm per le sacche quadrate e valori intermedi per quelle rettangolari. Il davanti della sacca è a pelo, oppure a kilim oppure a sumakh, oppure anche a tecnica mista. Il dietro della sacca è sempre a tessitura piana (magari con disegno a righe realizzato con le trame strutturali o con decoro dato da trame aggiunte). Le aperture delle sacche presentano un sistema di asole e anelli per la loro chiusura. In Turchia è heybe.
KILIM (anche: Gelim, Gilam, Khelim)
Termine generale per indicare tessiture piane (intreccio di trame e orditi), realizzate in tutti i paesi orientali e non solo. Le tecniche possono essere complicate da trame aggiunte o orditi in vista per formare motivi di decoro particolari (oltre a quelli creati dalle trame strutturali). Il confine tra un motivo di disegno e l’altro può essere evidenziato da una fessura (trame che si interrompono) oppure no (trame che si interallacciano). Anche il nome di tali manufatti varia da paese a paese: kilim, gilam, palas, gajari, dharry, scoarta etc, etc.
KIZ
È in turco la ragazza da marito. I tappeti che servono per la dote portano questo prefisso davanti alla denominazione d’origine e sono in genere lavori assai fini. In Iran il tappeto che fa parte della dote è detto Gehazi.
LANA
Produzione dell’epidermide di alcuni mammiferi (in genere ovini), diversa da quello che in generale si definisce come pelo. Gli animali da lana sono: la pecora, la capra, il cammello, il lama, l’alpaca, la vigogna ed il coniglio d’Angora. Per i tappeti orientali viene in genere impiegata lana di pecora; a volte anche lana di capra, specie per gli avvolgimenti delle finiture laterali; a volte anche lana di cammello per i toni beige naturale o marrone chiaro.
Una caratteristica della lana è di essere altamente isolante.
LARGHABI
Trattasi di kilim realizzati dagli Hazara, popolazione afgana.
LAZY LINES

Sul rovescio di alcuni tappeti turchi antichi si riescono a evidenziare delle linee diagonali corrispondenti ai ritorni di trama; queste sono dette, con termine inglese entrato in uso generalizzato, lazy lines.
LICCIO
Dispositivo che serve ad alzare e abbassare alternativamente due serie di orditi, per rendere possibile l’inserimento della trama.
LINE
Unità di misura di annodatura dei tappeti cinesi moderni (vedi Radj). È parola inglese.
LUL BAFT
È il termine persiano con cui si indica la depressione degli orditi di un tappeto (vedi). In Cina, per la produzione attuale, usano il termine closed back (dorso chiuso); open back, se non c’è depressione.
MAFRASH (anche: Mafraj, Mafresh)
Grande contenitore, realizzato con facce a tessitura piana variamente ornate con tecniche particolari (sumakh, trame aggiunte etc) e con fondo a kilim, in forma di parallelepipedo, provvisto di cinghie per la chiusura; è in pratica una specie di baule.
MALBAND (vedi anche: Bou e Yolami)
Striscia in tessitura piana, larga circa 10 cm e lunga quanto serve, per vari usi (in genere per la tenda o per gli animali da soma).
MANCHESTER
Denominazione commerciale che viene data a tappeti prodotti nell’area di Arak su commissione del la ditta Ziegler & Co. (vedi) di Manchester, dal 1883 fino all’ultima guerra mondiale. Tale ditta forniva ai tessitori i disegni desiderati, tramite vaghireh (vedi), e la lana tinta con coloranti del posto ed anche con coloranti europei.
MOJ
Letteralmente: onda, in persiano. È un particolare tipo di jijim, tessuto da nomadi Qasqay, con disegno di strisce divise in due parti, diversamente colorate, da una linea a onda.
MORDENTE (anche: Mordenzante)
Composto chimico che serve per fissare il colorante sulla fibra da tingere.
NAMAD
Tappeto di feltro. È in genere decorato con applicazioni e/o ricami di motivi assai semplici. È manufatto tipico delle popolazioni turkmene, uzbeke e di tutte quelle dell’Asia centrale; si trova comunemente anche in Pakistan ed in India, dove viene chiamato namda.
NAMAKDAN
Contenitori, eseguiti a pelo o in tessuto piano, per sale o granaglie. La forma è di una sacca quadrata o rettangolare sormontata da un collo stretto, più o meno lungo, passibile di legatura.
NAMAZLYK
È il nome turco dei tappeti da preghiera.
NAVAR
È una striscia a pelo o in tessitura piana, usata per la bardatura di animali da soma.
NIMBAFT
In Persia si chiamano così le tessiture piatte con alcune parti annodate. Vedi anche: Suf.
NODO
È il filato che viene avvolto intorno a due orditi adiacenti, le cui estremità recise vanno a formare parte del vello del tappeto. Esistono vari tipi di nodo. I principali tipi sono: il nodo simmetrico, o turco (vedi: turkbaft) od anche Ghiordes (vedi) ed il nodo asimmetrico o persiano (vedi: farsibaft) od anche Senneh (vedi). Non possono intendersi come nodi veri e propri, perché non esiste legatura ma solo avvolgimento degli orditi. Il nodo Jufti (vedi) interessa quattro (qualche volta tre) orditi anziché due.
Altri tipi di nodo sono: il nodo spagnolo (che è veramente un nodo, in quanto è legato intorno ad un solo ordito), il nodo tibetano, il nodo berbero; tutti di diffusione limitata ad alcune provenienze di tappeti. È opinione diffusa che un tappeto sia annodato sempre con un solo tipo di nodo, a seconda dell’uso dei tessitori locali; in effetti non sempre è così: nello stesso tappeto possono coesistere sia nodo asimmetrico che simmetrico, utilizzato quest’ultimo per i bordi del tappeto, dal momento che conferisce maggiore robustezza.
OJAK-BASHI
È uno dei due tappeti, entrambi a forma di una specie di U, che vengono posti affrontati per accogliere, nello spazio vuoto circolare che risulta, il fornello posto al centro della yurta turkmena.
OK-BASH (anche: Uk-bash)
Contenitore stretto e lungo, di forma cilindrica terminante a cono, per i listelli ricurvi di legno che servono per montare la cupola della yurta turkmena. Viene ovviamente tessuto aperto, un rettangolo con pendenti triangolari, che cuciti insieme danno la forma desiderata. Può essere a pelo o a tessitura piana.
ORDAN
È la cocciniglia armena (Porphyrophora hamelii).
ORDITO
L’insieme delle catene di filato longitudinali che formano la struttura base del tappeto. L’ordito viene teso fra i due subbi del telaio (vedi). Sulle catene dell’ordito vengono avvolti i nodi. Può essere realizzato in lana, cotone, seta o altre fibre (meno usate).
A tappeto finito le parti libere dell’ordito formano le frange. Oltre a identificare l’insieme delle catene, la parola ordito viene usata correntemente anche per designare una singola catena (un ordito); ma questo uso non è del tutto corretto. In questo glossario si è usata l’espressione “catena di ordito” ma anche “ordito”, per indicare il singolo filo, indifferentemente.
PALAS
In Azerbaigian è il kilim a fessure.
PARDAGHI
In Georgia si chiamano così i grandi kilim a fessure.
PARDAKHT
Operazione di finitura del vello del tappeto consistente in una accurata rasatura, tanto più bassa quanto si vuole far risaltare meglio il disegno (se l’annodatura è fitta).
PARDEH (anche: Pardah, Purdah)
Significa cortina, tenda, divisorio. Viene usato tale termine in Afganistan per indicare l’engsi (cortina per porta). Nell’uso corrente il termine sta a indicare tappeti di dimensioni 150 cm x 250 cm circa.
PASHM (anche: Pashmina)
È la lana delle capre delle montagne himalayane, quella conosciuta in occidente come cashmere. Per estensione il termine è entrato nell’uso commerciale ad indicare anche la lana a fibra lunga e robusta raccolta in primavera dagli animali giovani.
PETAG
Sigla di una compagnia commerciale tedesca, la Persische Teppich Aktiengesellschaft, che a fine ottocento aprì una filiale a Tabriz in Iran per la produzione di tappeti pregiati.
POSHTI (anche : Pushti)
Piccoli tappeti confezionati metà a pelo e metà a Kilim, che, opportunamente piegati e cuciti su tre lati, formano un cuscino. In pratica la parte annodata è il davanti ed il kilim il dietro.
In Afganistan sono detti Balesht (vedi); in Turchia Yastik (vedi).
PREGHIERA
Premesso che per la preghiera il fedele musulmano può utilizzare qualsiasi tessuto per appoggiare il corpo senza toccare il terreno e che, a maggior ragione, può usare qualsiasi tappeto o kilim, esistono particolari tappeti, in genere di dimensioni contenute, per comodità di trasporto, che presentano un disegno di nicchia o quantomeno direzionato e sono in genere appositamente creati per la preghiera. Anche il decoro supplementare può presentare motivi o simboli attinenti la pratica religiosa.
PUNZEH
Equivalente di ghireh (vedi). È un’unità di misura di circa cm 7.
RADJ
In persiano: fila. Rappresenta l’unità di misura di annodatura.
Preceduto da un numero (20, 30, 50, 60 etc. etc.) indica quanti orditi e quindi quanti nodi ci sono, in orizzontale, per ghireh (cioè per cm. 7 circa). È utilizzato quasi esclusivamente per i tappeti di Tabriz.
Un sistema analogo di misura della finezza è utilizzato per la produzione contemporanea della Cina: si usa l’unità “line” (linea in inglese), che rappresenta una coppia di catene d’ordito; questa, preceduta da un numero (70, 90, 120, etc.) indica quante coppie di catene (e quindi quanti nodi) ci sono in orizzontale per piede lineare (misura inglese pari a cm. 30,48).
RESTAURO
Il tappeto con il tempo e l’uso si consuma e certe parti possono rovinarsi più di altre o perché strutturalmente più fragili (frange, cimose, parti che non spianano), o perché soggette a maggiore stress (calpestio, appoggio di mobili) oppure ancora per banali incidenti. È naturale quindi che sia necessario intervenire con restauri, soprattutto su tappeti molto vecchi e antichi.
Due sono i tipi di restauro. Uno è quello conservativo, volto ad arrestare il degrado, rimuovendone magari la causa, senza cercare di recuperare l’integrità originale del manufatto. L’altro è quello ricostruttivo, con il quale si cerca di riportare il tappeto alla condizione più vicina possibile a quella di origine: ricostruendo frange asportate, sostituendo parti di armatura, rimpelando le zone che hanno perduto i nodi, etc. Quest’ultimo restauro è quello più difficile, delicato e laborioso; e quindi è anche più costoso.
Innanzi tutto per intervenire con un restauro ricostruttivo il tappeto non deve essere marcio, la struttura (in pratica l’ordito e magari le trame) non deve essere andata incontro a mineralizzazione o a disfacimento organico. In seconda istanza il pezzo deve essere di valore: per pregi estetici, per rarità o per antichità. Occorre poi richiedere un preventivo economico del restauro, per valutarne la convenienza e la sostenibilità. Il restauratore deve inoltre essere di provata fiducia, tale da garantire un buon risultato. Si badi che un restauro mal eseguito deprezza il tappeto più di un restauro non effettuato. Un bravo restauratore saprà certamente consigliare circa il tipo di intervento.
ROBBI 
Vedi: Cartone.
ROBBIA
Pianta (Rubia Tinctorum) assai comune in Oriente, dalle cui radici si ottiene un colorante rosso (alizarina).
RU-ASBI
In Persia è la coperta per il cavallo (manufatto a tessitura piatta).
RU-KORSI
Manufatto a tessitura piatta (oppure a tecnica mista), variamente decorato, usato per ricoprire il Korsi (tavolo basso) sotto il quale è posto il braciere. Il formato è all’incirca un quadrato di lato intorno al metro. Questa tessitura è tipica delle popolazioni dell’Iran orientale e dell’Afganistan.
RU-OLAGHI
È in Persia la coperta per l’asino; realizzata a tessitura piatta.
RU-ZINI
Coperta da sella, realizzata ad armatura piatta o a pelo. Viene chiamata anche ru-palani.
SAFF (anche: Saph, Saf)
Tappeto di forma allungata con un decoro di diverse nicchie (da preghiera) affiancate. È più comune in Turchia e nel Turkestan occidentale, ma lo si può ritrovare anche in altre provenienze orientali.
SALATCHAK
Tappeti turkmeni con una estremità arrotondata (in pratica i due angoli superiori sono fortemente smussati). L’uso è oggetto di discussioni: tappeti per preghiera, secondo alcuni, per culla o per amaca, secondo altri.
SCOARTA
Nome che si dà ai Kilim in Romania.
SEDJADEH
Indica un tappeto di dimensioni 200x130 cm circa. La parola è turca (seççade) ed indica in genere tappeti da preghiera .
SENNEH
Tipo di nodo detto anche nodo persiano o farsibaft (vedi), meglio ancora nodo asimmetrico. Prende nome dalla città di Senneh (oggi Sanandaj), dove però si usa il nodo simmetrico.
SHADDA
È una tipologia di tessuto piano caucasico, utilizzato in genere come coperta.
SHERKATE FARSH
Compagnia Generale del Tappeto fondata nel 1936 dallo Shah Reza Pahlavi, per curare la produzione di tappeti di alto livello qualitativo.
SHIRAZI
Avvolgimento, effettuato con filato di lana (a volte di capra), dei margini laterali del tappeto per conferire robustezza.
SILEH
Tessiture piane caucasiche, realizzate con la tecnica delle trame avvolte, che portano un decoro particolare e sempre uguale: file di grandi S stilizzate di varia cromia, che forse rappresentano dei draghi (a volte hanno accenni di corna). In genere sono costituiti di due parti cucite insieme.
SOFFREH
Tessiture piane di formato da quadrato a rettangolare allungato (mai però di lunghezza eccedente i due metri) utilizzate come tovaglie. Possono a volta presentare anche alcune parti annodate.
S-PLY
Termine anglosassone, ormai universalmente usato, per indicare che il filo composito (utilizzabile per la trama o  per l’ordito o per il vello) è stato ottenuto da altri fili più sottili per attorcigliamento verso destra.
SUMAKH (anche: Sumac, Soumak, Soumakh)
Tipologia di tessitura a trame avvolte (detta anche a catenella).
In pratica le trame, non strutturali ma di decoro, vengono avvolte intorno a quattro catene di ordito, poi passate dietro ad altre due e poi ancora avvolte alle successive quattro e così via. Quando si cambia colore queste trame vengono lasciate pendere sul retro (che prende quindi un aspetto peloso). La parola, oltre ad indicare una tecnica, viene usata anche per i caratteristici manufatti caucasici ottenuti con tale tecnica. Varie le ipotesi sull’origine del termine (da una città del Caucaso, oppure da un tipo di pianta, etc.).
SUF
Tecnica di lavorazione per ottenere tappeti che hanno il fondo a tessitura piatta ed i motivi di decoro annodati. Vedi anche: Nimbaft.
SUZANI
Letteralmente: fatto con l’ago. Con il termine si indicano tessuti in cotone o seta con motivi di decoro ricamati; sono tipici quelli uzbecki e dell’emirato di Bukhara.
TABBAKHI
Lana ottenuta da pelli di animali morti, mediante trattamento con calce. È meno resistente all’usura e più opaca.
TALIM 
Vedi: Cartone.
TAPPETO
Si può intendere con questo termine qualsiasi tessitura di qualsiasi fibra (animale o vegetale) atta ad essere distesa al suolo. In senso più ristretto con tappeto si intende una tessitura con un vello ottenuto per inserimento di fili non strutturali, fissati all’armatura (ordito + trama) con tecniche particolari; si escludono così le tessiture piane (vedi). In tedesco è Teppich, in francese Tapis, in spagnolo Alfombra, in inglese Carpet (per esemplari da 2 x 3 m in su) e Rug (al di sotto di 2x3 m).
TELAIO
È lo strumento con cui si tessono i tappeti, sia quelli con vello che quelli a tessitura piana.
È composto da due assi longitudinali e due trasversali; queste ultime, superiore ed inferiore, sono dette subbi ed a queste si fissano le catene dell’ordito.
Ci sono vari tipi di telai, ma la distinzione principale è fra telaio verticale e orizzontale.
Il telaio orizzontale si presta ad essere montato e smontato facilmente ed al trasporto; è quindi tipico delle popolazioni nomadi e seminomadi. Non permette di ottenere tappeti di grandi dimensioni.
Il telaio verticale è usato da tessitori con dimora stabile e nelle manifatture; opportunamente costruito, con subbi spostabili o girevoli, permette di produrre tappeti anche molto lunghi.
Altro elemento del telaio sono i licci (vedi) che facilitano l’inserzione delle trame.
TESSITURA PIANA
La semplice combinzione di trame e ordito è una tessitura piana (Kilim).
TESSITURA PIATTA
Con questo termine si indicano tessiture che non prevedono inserzione di nodi, quindi non solo kilim, ma anche sumakh, cicim, zili, tessitura con trame aggiunte, con trame a vista etc etc.
TORBA
Sacca rettangolare bassa (cm 30/40) e larga (cm 90/120) realizzata a pelo oppure a tessitura piana; tipica delle popolazioni turkmene.
TRAMA
È il filato che viene passato sopra e sotto le catene d’ordito, alternatamente, dopo ogni fila di nodi. Può essere in lana, cotone o seta. Il numero delle trame dopo ogni fila di nodi è caratteristico della zona di tessitura, come pure caratteristico è il colore del filato di lana usato per la trama.
TRAME AGGIUNTE
Quando ad una tessitura piana (kilim) oltre alle trame strutturali si fanno passare trame di vari colori per creare il disegno, si parla di tecnica a trame aggiunte.
TRAME AVVOLTE 
Vedi: Sumakh.
TUBREH
È il sacco cilindrico utilizzato per dare da mangiare ai cavalli ed agli asini. Di forma allungata, è quasi sempre in tessuto piano.
TUFEK-BASH (anche: Tufek-kap)
È il contenitore per il fucile. Può essere in tessuto piano oppure annodato. Tipico dei turkmeni; molto raro.
TULLU (anche: Tulu, Tolu, Tollu)
Tappeti turchi dal vello molto lungo, con disegno geometrico assai elementare, usati come letto.
TURKBAFT (anche: Turkbaff)
È quello che viene definito anche nodo turco, o Ghiordes, o meglio nodo simmetrico. Il filo del nodo avvolge due catene di ordito adiacenti uscendo (per formare il vello) in mezzo ad esse.
TUTASH
Contenitore per vasellame; realizzato in tessuto piano.
TUTI
Specie di kilim turkmeno, con decoro assai semplice, che serve da cortina per dividere gli spazi nella yurta.
USTAD
È l’artigiano (maestro) che programma il disegno del tappeto e ne realizza il cartone.
VAGHIREH (anche: Vagireh)
Tappeto, in genere di piccole dimensioni, utilizzato come modello per il disegno dall’annodatore. A volte contiene due o tre motivi di disegno centrale del tappeto e alcuni motivi di bordo. A volte è semplicemente un quarto del disegno, che, opportunamente replicato, dà il decoro globale. È prodotto dalle tessitrici per uso personale, ma anche è fornito dalla ditta che commissiona la produzione. La maggior parte dei vaghireh è annodata, ma ne esistono anche di kilim.
VELLO
I capi dei nodi affioranti sul diritto del tappeto, opportunamente pareggiati (rasatura) costituiscono il vello.
VERNEH
Tipo di tessitura piana, ornata con altre tecniche, spesso miste; lo si potrebbe dire un kilim “broccato”.
YAMANI
Tipo di kilim curdo dalla colorazione vivace e dai motivi semplici. Proviene in genere dalla regione caucasica.
YASTIK
Vedi: Poshti.
YATAK
È l’equivalente turco del gabbeh.
YOLAMI (anche: Yolam)
Vedi: Bou.
YURT (anche: Yurta, italianizzato)
Abitazione smontabile dei nomadi turkmeni; di forma circolare, con tetto a cupola (con un foro per la fuoriuscita del fumo), costituita da uno scheletro ligneo ricoperto di feltri.
ZANGIREH
Tipo di cucitura continua che usano i restauratori per fermare le trame dei kilim terminali del tappeto in modo da bloccarne l’allentamento, a cui segue il disfacimento e successivamente la perdita delle file di nodi.
ZARONIM
In persiano: un zar e mezzo (nim). È il formato di tappeti di dimensioni circa 100x150 cm.
ZIEGLER
Vedi: Manchester
ZILI
È una tecnica a trame decorative aggiunte (o supplementari) che vanno a formare un disegno ben in rilievo, in quanto passano sopra un numero dispari (da tre a sette) di catene di orditi e sotto ad una sola; la tipologia di tramatura supplementare è uguale per tutta l’area del manufatto per cui questo risulta decorato da una specie di cordonatura in rilievo.
Z-PLY
Quando nella costruzione di un filo, composto da altri più sottili, questi ultimi sono riuniti con una attorcigliatura verso sinistra, si parla di un filo con Z-ply (termine anglosassone ormai entrato nell’uso generale). Vedi anche: S-Ply.


Clinica del Tappeto
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Restauro - Lavaggio - Tappeti, Arazzi, Kilim & Oggetti di opera d'arte.
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